Un anno positivo per le polizze assicurative quello che si sta per chiudere, con rendimenti che sorprenderanno in bene i sottoscrittori che generalmente impiegano la propria liquidità in questi strumenti per ragioni variegate, comunque non legate strettamente al rendimento.
Le gestioni con i rendimenti che avranno quest’anno potranno avvicinare anche altri investitori, magari più dinamici, ma che vorranno destinare una quota parte del proprio reddito a questo tipo di investimento soprattutto se la visione generale è negativa, considerando che la stragrande maggioranza delle polizze ha in se un rendimento minimo garantito dell’1,5-2% annuo.
Soprattutto chi ha investito nei titoli di Stato lo scorso anno ha registrato perdite considerevoli che poi però non si sono abbattute sui clienti per via del rendimento minimo garantito, mentre quest’anno la ripresa consistente dei corsi dei titoli di Stato porteranno elevati rendimenti nelle casse dei risparmiatori.
Il rendimento decennale dei Btp tutt’ora sono molto elevati hanno indotto l’Isvap il 1 gennaio a decidere di incrementare il rendimento minimo garantito delle gestioni, portandolo ora ad un massimo tra il 2,5 ed il 3%, un mese dopo il 1 febbraio il livello è stato ulteriormente innalzato tra il 3,5 ed il 4%.
Il rendimento delle polizze di ramo I in realtà sono spinti anche da alcuni altri fattori che incidono sensibilmente sui rendimenti, si tratta innanzitutto del fatto che non rientrano nel coacervo dei redditi per il calcolo del bollo e poi il fatto che siano esenti da imposte di successione e presentano vantaggi quali l’impignorabilità e insequestrabilità che spesso avvicinano determinate categorie di investitori. Non mancano esempi di gestioni separata che quest’anno sfioreranno un rendimento del 5%.
Il nodo cruciale per le polizze sono gli elevati costi ad esse spesso associati, anche se spesso è possibile ridurli attraverso un incremento di investimento nel prodotto stesso. E’ fondamentale procedere con un’attenta analisi prima di scegliere tra una polizza e l’altra, e la verifica dei costi di caricamento iniziali nonché di gestione costituisce un primo passo molto importante.
In secondo luogo bisogna distinguere tra due macrocategoria di polizze vita: la rischio morte dalle polizze vita a capitalizzazione. Nel primo caso l’assicurato a fronte dell’impiego di una determinata somma di denaro ottiene dalla compagnia la rassicurazione che in caso di premorienza lascerà agli eredi una cifra piuttosto sostanziosa. Se l’assicurato rimane in vita entro un determinato livello d’età (generalmente 65 anni) questi smette di pagare ma l’assicurazione non gli deve nulla.
Diverso il caso delle polizze a capitalizzazione dove l’assicurato versa delle somme di denaro periodicamente e in qualsiasi momento alle condizioni stabilite nel contrato può decidere se riscattarlo o meno.